Museo II museo fu aperto il 10 settembre 1972 presso il palazzo scolastico di Borgonuovo di Piuro a cura dell´Associazione italo-svizzera per gli scavi. Nel 1977 fu trasportato nella chiesa settecentesca, già parrocchiale, di Sant´Abbondio di Piuro e dal 1994 esso è stato riallestito nelle sacrestie della stessa chiesa.
Nella cappellina all´ingresso è esposta la campana fusa nel 1398 da Giovanni Enrico di Lorena, uno dei fonditori francesi che percorsero le nostre valli nel Cinque e Seicento. Apparteneva alla chiesa di Santa Maria di Piuro e fu rinvenuta nel 1639. Issata sul campanile di Sant´Abbondio nella Valledrana, fu assegnata al vicino museo nel 1980 quando si ruppe.
Vicino è un sedile in pietra, ritrovato nella zona di Piuro, affiancato da un´antica vasca circolare in pietra ollare con mascherone in rilievo.
Sulla destra dell´entrata sono esposti tre pannelli, presenti anche all´interno, raffiguranti Piuro prima del 1618, dopo la frana e oggi.
Nella sala più interna sono esposti i reperti delle due campagne degli anni Sessanta. Partendo da sinistra, il primo armadio contiene alcuni "ciapón", come si chiamano i blocchi appena sgrezzati al tornio, elementi di conduttura idraulica, fornelle per la fusione dei metalli, blocchi torniti a fungo usati come ferma porte, rocchi di colonne e vari "botón", l´ultimo scarto tronco-conico nella tornitura, usato anche per pavimentare le strade.
Nel secondo armadio è un frammento di un grande stemma gentilizio, con vari pezzi in pietra ollare.
Negli armadi di fronte sono olle e laveggi, presse per confezionare pallini da schioppo, catenacci, bandelle, gangheri, lame di coltello, tridenti, chiusini ecc.
Nell´altro armadio sono cucchiai in rame, frammenti di vasellame in terracotta, un crocefisso in bronzo, una moneta d´argento della Repubblica Veneta con il doge Alvise Mocenigo I del 1575, un testone d´argento di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano (un altro centinaio di monete trovate nel 1988, risalenti ai secoli XIII-XVII, in oro, argento e billon, è esposto a Chiavenna al museo del Paradiso a Chiavenna).
Accanto a una spilla in smalto dipinto è un braccialetto in pasta di vetro azzurro e avorio, trovato presso lo scheletro che è stato ricomposto a lato nell´atteggiamento di proteggersi dalla frana, così come fu rinvenuto sulla stradicciola nel 1963. E ancora fibbie e bottoni in rame, resti di spade, baionette, fucili, lumi ad olio e altri oggetti in ferro.
Nella sala interna sono pure esposte alcune delle 53 canne in pietra ollare per un totale di oltre 51 metri, rinvenute nel 1988 con una vaschetta: appartenevano probabilmente all´acquedotto del giardino Vertemate Franchi presso la collegiata. Sono esposti anche altri elementi in pietra ollare, tra cui un tondo del 1555 e una lapide del 1754.
Nell´altra sala, quella che si incontra appena entrati, sono esposti i reperti degli scavi del 1988.
Da sinistra si vedono oggetti in legno (frammenti di colonna, di capitello e di mobile), in ferro (pinze per pallini da schioppo, attrezzi vari, bande, gangheri, catenacci, serrature), in cuoio, in rame (secchio, mestolo, ecc.), attrezzi da cucina in ferro e in peltro. Infine avanzi di sella, speroni, finimenti, armi (else, lame di spade, lance).
Alle pareti, oltre ai grandi pannelli che si vedono anche all´esterno del museo, sono appese le principali stampe uscite in vari Stati europei dal 1618 in poi su Piuro prima e dopo la frana.
Piuro prima della frana
Sorgeva a sud dell´attuale frazione Borgonuovo. Chi proveniva da Chiavenna incontrava all´inizio del paese, a sinistra della strada, la chiesa collegiata di San Cassiano con un pregevole tabernacolo sull´altare maggiore, mentre le cappelle laterali erano dedicate una alla Madonna con pala dell´Annunciazione e alle pareti tombe in marmo della famiglia Vertemate, un´altra a San Lorenzo e una terza a Santa Marta.
Dietro l´abside era il ricco palazzo Vertemate Franchi con colonnati, cortili, giardino, acquario, statue e giochi d´acqua. Le sale erano decorate di ori, pitture, sculture, camini e rivestimenti in legno. Annessa era la cappella di San Francesco.
Il ponte maggiore, in pietra viva, portava al Pretorio e, più oltre, alla chiesa di Santa Maria. Subito dopo il ponte, a sinistra una strada saliva alla collina di Scilano, alla chiesa di San Giovanni, con una sola nave e tre altari, e al castello. Più a monte un altro ponte era detto del Defendente dal nome di mastro Ponzoni che l´aveva costruito.
Altri palazzi appartenevano ai Beccaria e ai Brocchi. Altri palazzi avevano gli Scandolera, i Lumaga, i Camogli, i Rota, i Ferini, i Giulini e ancora i Losio, i Mora, i Buttintrocchi, i Serta e i Forni.
Vi erano un paio di osterie, un albergo (il Corona), due macelli e, un po´ fuori paese, i crotti.
4 settembre 1618: la frana, mille morti Era il 4 settembre del 1618 o il 25 agosto, secondo il vecchio calendario non riformato. Sul far della sera dal monte Conto, a sud, tre milioni di metri cubi di materiale franarono a valle, seppellendo il borgo di Piuro con il suo migliaio di abitanti: 957 secondo l´elenco conservato fino a noi, a cui si devono aggiungere i forestieri temporaneamente presenti nel borgo.
Oltre a quelli emigrati in vari Stati europei per lavoro o per studio, sopravvissero Francesco Forno, oste dell´albergo Corona, che diverrà console dopo il disastro, il muratore Simone Ramada che era con lui a crotto a prendere il vino per la cena. Battista Planta, che era fuori paese a cogliere pesche, una donna che con due bambini era sui ronchi (vigneti a terrazzi) e Giovan Pietro Vertemate Franchi che stava falciando lontano dallo scoscendimento.
La frana suscitò profondo eco in tutta Europa per l´alto numero di vittime, ma anche perché vari Piuraschi, emigrati per commercio, avevano guadagnato posizioni di prestigio. A testimonianza di questo sono state rintracciate più di una ottantina di relazioni sulla tragedia pubblicate nei vari Stati europei nel corso del Seicento.
Gli scavi Subito dopo la frana toccò al commissario grigione di Chiavenna Fortunato Sprecher, in sostituzione del podestà di Piuro, perito anch´esso nella tragedia, coordinare le ricerche di eventuali persone in vita, ma si trovarono solo cadaveri.
Otto giorni dopo, otto squadre di otto uomini ciascuna, al comando di un caporale, iniziarono gli scavi per il recupero delle cose. I reperti andavano consegnati sotto giuramento ai caporali, che li affidavano al sergente maggiore "sopra il lavorerio", il quale a sua volta - pena 300 scudi se inadempiente - li depositava in mano di Nicolò Salis, delegato allo scopo dallo Sprecher. Ogni cavatore riceveva 2 lire e 10 soldi al giorno, oltre a una parte dei rinvenimenti. Solo gli oggetti appartenuti alle chiese tornavano interamente alle stesse.
Lo scavo in marzo fu affidato al Comune, senza la soprintendenza di tre commissari grigioni: almeno 100 persone scavavano ogni giorno e i reperti tornavano ai legittimi eredi, previo riscatto.
Metà del ricavato andava al Comune, metà al governo grigione.
Gli eredi di Luigi Vertemate Franchi sotto la frana avevano perso - a loro dire - 12.000 ducatoni; in tutto si parlò di oro sepolto per due milioni di lire di allora. Tra gli oggetti della chiesa parrocchiale di San Cassiano vennero alla luce, due anni dopo la frana, un calice del 1588, conservato nella chiesa di Prosto, e una pianeta in broccato d´oro su velluto rosso, donata da Giovan Antonio Lumaga nel 1586, oggi esposta nel Museo del Tesoro di Chiavenna. Furono rinvenute cinque campane ancora intere: una, di fine Cinquecento, è oggi esposta all´ingresso del Museo di Piuro; l´altra dell´anno prima è sul campanile di Prosto, dove nel 1767 fu pure issato il campanone della collegiata di Piuro, rifuso nel 1811 e nel 1814.
Anche nell´Ottocento e nella prima metà del Novecento furono fatti rinvenimenti più o meno casuali da parte di privati. Sul finire del 1960 si costituiva a Berna un comitato italo-svizzero per gli scavi di Piuro divenuto un anno dopo associazione. Essa organizzò due campagne di sondaggi nel 1963 e nel 1966 nell´area tuttora visitabile oltre il ponte per Scilano; vennero alla luce, tra le altre cose, un tratto di strada selciata con cinque scheletri e un avanzo di muro di una officina di tornitura.
APERTURA 2024
Dal 1° giugno al 30 settembre Sabato-domenica: 15-17
In altri orari e giorni a richiesta per gruppi min. di 5 persone con preavviso di almeno 24 ore.
TARIFFE
Biglietto intero: € 2,00
Biglietto ridotto: € 1,00
- studenti;
- gruppi scolastici;
- gruppi con min. 25 persone;
- ultrasessantenni.
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Informazioni ex art. 1, comma 125, della legge 4 agosto 2017 n. 124
Relativamente agli aiuti di Stato e aiuti de Minimis, si rimanda a quanto contenuto nel
“Registro nazionale degli aiuti di Stato” di cui all’articolo 52 L. 234/2012 (www.rna.gov.it).