Reportage fotografico in Valle Spluga, dedicato alla specie ungulata più affascinante delle Alpi
La passione per la fotografia mi ha portato in questi ultimi anni a scoprire e a vedere aspetti
della natura che fino a poco tempo fa non avrei considerato o notato. Durante i miei appostamenti nel periodo invernale, ho colto delle immagini che ritraggono i camosci sulla neve. Questi animali, che vivono sulle nostre montagne, sono senza dubbio tra i più forti che, nonostante le numerose e insistenti avversità meteorologiche, vivono senza troppi stenti e privazioni. Certo, le situazioni estreme comportano sempre difficoltà che li mettono a dura prova, come ad esempio anni particolarmente nevosi e con frequenti slavine. In questo periodo dell´anno, durante i miei tour fotografici, mi sono reso conto che questi animali che generalmente vivono nei posti più impervi e inaccessibili delle nostre montagne, si spostano abbassandosi di quota e in luoghi molto più comodi da raggiungere, dove poterli ammirare e fotografare. In tutta la Valle Spluga ad esempio è possibile vederli, e spesso anche avvicinarli, senza provocare il classico fuggi fuggi. Nelle zone limitrofe a Campodolcino e Madesimo ci sono ottimi posti di avvistamento: basterà trovare qualche valligiano intento all´osservazione con il binocolo per intuire ed accertarsi che sta sicuramente guardando qualche camoscio. Sono animali abitudinari: dove la scorsa stagione avete avvistato qualche soggetto, statene certi che presto o tardi lì tornerà.
L´esperienza mi ha insegnato che per portare a casa qualche buono scatto fotografico, occorrono, oltre ad un buon obiettivo con un po´ di ingrandimenti, una batteria di scorta per la fotocamera (il freddo le fa scaricare velocemente) e una buona dose di pazienza perché non sempre le nostre attese vengono premiate come vorremmo. L´unica cosa che garantisce un minimo risultato è la perseveranza. Da non dimenticare l´abbigliamento adeguato alla stagione e anche qualche cosa in più, perché rimanere fermi in questa stagione ad osservare ciò che ci circonda comporta una notevole esposizione a basse temperature.
Alcune note interessanti sul camoscio. I camosci conducono una vita di gruppo molto intensa, formando nuclei composti da femmine e dai piccoli. I maschi, verso il tardo autunno, si avvicinano per la riproduzione. Proprio in questi frangenti i maschi dominanti difendono strenuamente il territorio
ingaggiando vere e proprie lotte e usando le loro corna uncinate per scacciare eventuali rivali. In prossimità del parto (maggio/giugno) le femmine si isolano e si crea uno stretto legame madre-figlio. Entrambi i sessi presentano corna permanenti, di colore ebano scuro. Sono lunghe, in media dai 20 ai 26 centimetri e, per la loro caratteristica di permanenza,
si arricchiscono di solchi anulari da cui si può ricavare, con particolare attendibilità, l´età dell´animale. Il camoscio è un ruminante e si nutre di piante erbacee e foglie. In primavera scende a bassa quota sui versanti a sud in cerca di erba fresca. Con lo scioglimento
delle nevi e l’avvicinarsi dell’estate risale a nord. In inverno, quando la neve ricopre ogni cosa, si alimenta con ciò che la montagna offre: gemme e aghi di pino ed abete, rametti, arbusti, muschi ed erbe scavate sotto la neve. Ad eccezione delle zampe scure e della striscia chiara sul dorso, il mantello del camoscio subisce notevoli variazioni di colore in prossimità delle mute primaverili ed autunnali divenendo fulvo e più sbiadito durante
l´estate e quasi nero in inverno. Altra caratteristica particolare sono gli zoccoli che gli permettono di potersi muovere agilmente tra i pericolosi pendii. Questi infatti sono bidattili e si compongono in due parti principali distinte per durezza e funzione: il bordo e la muraglia esterna, che sono più dure ed affilate, consentono al camoscio di poter sfruttare i piccoli appigli delle rocce; mentre la parte più interna, che potremmo definire quasi come un polpastrello, è più morbida e favorisce la presa sulla roccia e quindi una migliore stabilità. Tra le dita si allarga poi una membrana che permette di poter sfruttare una superficie di appoggio più ampia. Proprio per la sua propensione ad abitare le grandi alture dove l´aria è maggiormente rarefatta, i polmoni di questo ungulato sono generalmente molto sviluppati
e il cuore, dotato di spesse pareti muscolari, garantisce una frequenza cardiaca di circa 200 battiti al minuto. Questa ultima caratteristica è particolarmente utile poiché permette al camoscio di poter risalire i ripidi e lunghi pendii delle montagne senza dover ricorrere e sforzi eccessivi. Il mio hobby non si limita alle meraviglie delle nostre montagne ma spazia fino alla pianura dove forse avrò il piacere di condividere con voi con la prossima stagione le immagini della riserva del Pian di Spagna.
Terre alte, terre oscure: negli ultimi anni, la montagna si è dimostrata capace non solo di sedurre e attirare turisti e viaggiatori, ma anche di trasformarsi nel set di moltissime storie “oscure”, dal giallo al thriller, ...
Racconto a cura di Giacomo Gandini
illustrazione di Stefania Castelnuovo
Con il racconto di Giacomo Gandini inauguriamo un nuovo spazio del nostro magazine, dedicato a storie che intrecciano ...
Luoghi, paesaggi e racconti.
a cura di Paolo Rotticci
foto di Francesco Triaca
Nato a Chiavenna e cresciuto nel borgo di Mese, Paolo Rotticci ha sempre nutrito una ...
Informazioni ex art. 1, comma 125, della legge 4 agosto 2017 n. 124
Relativamente agli aiuti di Stato e aiuti de Minimis, si rimanda a quanto contenuto nel
“Registro nazionale degli aiuti di Stato” di cui all’articolo 52 L. 234/2012 (www.rna.gov.it).