A cura di Federico Scaramellini
Conosco Michele da molti anni. Ci frequentiamo da quando eravamo bambini. Negli anni Ottanta abbiamo creato insieme i primi siti internet della Valchiavenna. Posso dire con amicizia e affetto che a quei tempi non mi sarei mai immaginato che attraverso la sua passione per la fotografia si sarebbe manifestato il suo lato nascosto di filosofo e poeta.
La fotografia lo ha riavvicinato alle nostre montagne, anche al di fuori del periodo invernale come durante la scorsa estate quando in solitaria con zaino in spalla e tenda ha percorso tutta la Valle Spluga, partendo dalle Cascate dell’Acqua Fraggia, Passo di Lei, Angeloga, Madesimo, Montespluga e giù verso Truzzo e di nuovo a Chiavenna. A colpirlo e a innescare la sua nuova passione sono state la luce e i disegni che fa il vento nella neve o le linee tracciate quando “surfa” in fuoripista con la tavola. Desiderio di scoprire, voglia di emozionare o gusto di catturare?
Negli ultimi mesi lo troviamo con piacere sempre pronto a “postare” immagini catturate dall’alba al tramonto, deciso a cogliere quegli attimi che regalano gioia a chi sta “scattando” ancora più che a noi che poi vediamo le bellissime fotografie. La montagna, come dice lui in questo periodo dove si è ritrovato girovagando a riscoprire il territorio, non è fatta solo di grandi cime o pareti da scalare, ma di ruscelli, di fiori, di animali e di spazi. Piccoli silenziosi dettagli che ovunque ci circondano, che ci meravigliano. Michele si racconta così: “Ho capito che il motivo per cui mi piace fotografare è il tornare a sorprendermi di quello che abbraccia casa mia e la mia Chiavenna. La reflex è anche la scusa migliore che conosco per poter restare un po’ da solo quando ne sento la necessità. Fotografo invece di parlare, per non dimenticare e per non smettere di guardare.”
Ma la fotografia gli ha anche permesso di conoscere nuove persone che hanno la sua stessa passione, Elliot Wild, Andrea Shooter Resta, e ritrovare “vecchi amici” come Cesare Contin, Fabio Cucchi e Daniele Del Curto, solo per citarne alcuni.
Raccogliamo il suo invito: zaino in spalla, una macchina fotografica al collo e via all’avventura.