Foto e testi a cura di Enrico Minotti
Ogni estate si ripete il viaggio degli animali verso l’alpeggio. Le grandi erbate sopra i 1800 metri sono l’habitat in cui gli armenti trascorrono i mesi di sole. Storie antiche, dietro le quali si celano la fatica e i sacrifici dell’uomo.
Gli escursionisti amanti delle alte quote sanno quanto sia facile incontrare ruderi e vestigia di
alpeggi ormai in disuso.
Ed è sempre più raro incappare in mandrie al pascolo, sebbene in questi ultimi anni si riscontri un rinnovato interesse dei giovani al recupero di questo modo di vivere la montagna. Questo ritorno sarebbe fortemente auspicabile, in quanto ripopolare l’alpeggio, oltre ad offrire opportunità di lavoro, assicurerebbe continuità al mantenimento dell’ambiente e del territorio, con attività quali lo sfalcio e il taglio degli arbusti infestanti, salvaguardia delle biodiversità, lotta al dissesto idrogeologico e non ultimo allo spopolamento della valle.
Vita dura
La vita in alpe, quasi sempre gestita a carattere familiare è impegnativa, e nonostante l’utilizzo di una modesta meccanizzazione ad alleviare la fatica fisica, l’impegno giornaliero in termini di tempo è sempre eccezionale. Sveglia Malle quattro del mattino per la prima mungitura, quindi la conduzione degli animali al pascolo, ove rimarranno sino al pomeriggio per poi essere di nuovo radunati per la seconda mungitura, che avviene verso le cinque del pomeriggio. Oggi come allora “caricare l’alpe “ comporta una scelta di vita, forse non adatta ad arricchirsi, ma perfetta per vivere serenamente, senza lo “stress” correlato a professioni più tipicamente cittadine. Certo, si vivono difficoltà e disagi (chi non ne ha nel proprio lavoro?), ma nella vita degli alpigiani ci sono anche soddisfazioni, come l’orgogliosa ostentazione delle mucche più belle, la produzione di eccellenti formaggi e burro, vivere rispettando e rinnovando antiche tradizioni, operando in perfetta sintonia con l’ambiente.
Esempio concreto
Ho approfondito la cultura e le radici di queste persone, trascorrendo con loro alcuni giorni per la realizzazione di questo servizio. E’ stata un´esperienza intensa e suggerisco a tutti di visitare il villaggio alpino di Montespluga, frazione di Madesimo, posto all’origine della Valle Spluga e adagiata intorno al lago artificiale. Questo nucleo - a circa 1800 metri di quota - per fortuna è ancora meta di alcune famiglie di alpigiani e offre la possibilità di apprezzare la “filiera” agroalimentare del latte, assistere alla mungitura, conoscere personalmente i produttori, vedere il casaro all’opera durante la trasformazione del latte in pregiato formaggio e burro, e magari un acquisto diretto in loco. Lo spaccio situato a valle dello Msbarramento della diga propone un’ampia varietà dei prodotti caseari realizzati nei masi circostanti.