Nel quartiere di Oltremera a Chiavenna, poco discosta dalla chiesa di San Bartolomeo, ha da sempre attirato l’attenzione di chi attento, un edificio, attualmente in restauro. Malgrado presentasse intonaci ampiamente scrostati, tinteggiature dilavate, imposte chiuse e impolverate, non sfuggiva la presenza delle belle proporzioni architettoniche e, in tracce, di semplici elementi ornamentali che rimandano a tipologie costruttive e decorative antiche. Si tratta infatti di una dimora signorile tardo cinquecentesca, edificata nell’anno 1582 dalla famiglia Pestalozzi, presumibilmente ammodernando e ampliando una preesistente costruzione già trecentesca.
La casa si sviluppa orizzontalmente su due piani più piano terreno. L’apparato decorativo, ancora parzialmente conservato sul lato prospiciente via Cerletti e in minime tracce, invece, sul fronte settentrionale, è realizzato con la tecnica del graffito, tecnica in uso a Chiavenna e nelle valli di Bregaglia e dello Spluga tra il tardo Quattrocento e il Cinquecento, ancora molto diffusa in ambito grigionese. Le facciate del centro storico di Chiavenna conservano rare testimonianze di apparati decorativi a graffito; la maggior parte di esse è stata rinnovata successivamente al XVII secolo, secondo nuovi canoni che preferivano, all’intonaco grezzo, la stesura di superfici levigate e luminose, scialbate con calce e, al graffito, la realizzazione di elementi pittorici monocromi imitanti la pietra: finti bugnati angolari, fasce marcapiano, cornici. Più rare, ma in parte sicuramente ancora nascoste sotto strati di tinteggi o di intonaci, le pitturazioni policrome o di tipo figurativo, molte delle quali già individuate e documentate (in attesa di futuri appropriati interventi di restauro) nel corso delle campagne di indagine stratigrafica da me realizzate per conto del Comune di Chiavenna nell’ambito di un più ampio progetto di recupero e valorizzazione del centro storico, a partire dal 2001. Sull’edificio di Oltremera, l’intervento attualmente in opera sulle facciate nord e ovest, recupera, con un restauro conservativo, quanto ancora sopravvive della decorazione a graffito e degli intonaci cinquecenteschi, riconoscendone il valore, preservandone i materiali e restituendone memoria.