Il suo debutto sulle piste risale a quando aveva 9 anni.
Dopo aver recuperato un vecchio paio di sci di legno in solaio,il protagonista di questo racconto comincia a fare le prime discese da autodidatta sul campetto davanti all’Hotel Meridiana a Madesimo.
Erano gli anni in cui la località alpina si preparava a vivere la sua fase più splendente, divenendo la destinazione preferita di una piccola élite turistica lombarda e non solo.
La leggenda narra che in una bella giornata di febbraio inoltrato, sul finire degli anni Ottanta, riuscì ascendere dal Canalone per ben 16 volte consecutivamente.
Prima di rispondere e confermare quell’impresa con uno sguardo un po’ sornione, Giuliano Ferrari - chiavennasco classe 1942, fisico asciutto da atleta, spirito brillante e una tempra d’acciaio - ci tiene a premettere che oggi questa avventura al limite del memorabile, sarebbe irripetibile fosse soltanto per la frequenza giornaliera con cui la funivia di Cima Sole risale verso il Groppera. E Giuliano, nel corso di tutti gli inverni trascorsi in Valle di Lei, quella funivia l’ha presa un’infinità di volte. La sua è una vita totalmente ispirata dalla montagna e specialmente dalla neve.
A lui piace pensare che questo dipenda dal fatto di essere nato a 2.325 metri di altitudine, nel grande altipiano su cui è adagiata Asmara, capitale eritrea, dove Giuliano venne alla luce il 26 dicembre, in pieno inverno, figlio di coloni italiani che poi rientrano in Italia negli anni seguenti.
“Agli inizi degli anni Sessanta, con il mio primo lavoro alla Edisonchimica di Milano - ci racconta - ho cominciato a sciare in maniera più continuativa. Io e l’amico Paolo Giovanettoni eravamo instancabili”. Da Chiavenna le piste sono ad un passo. Nel 1964 veniva inaugurata la Funivia del Groppera, anticipata di un anno dal varo del primo tronco Madesimo-Cima Sole, oggi dismesso. Da quel momento, Giuliano diventa un assiduo frequentatore delle piste alte del comprensorio, con una predilezione per il “Canale” divenendo un cultore di quella disciplina che solo molto più tardi verrà chiamata freeride.
“Canalone, Camosci, Cavallina sono gli itinerari a cui rimango molto legato e dove adoro sciare ancora adesso con mio figlio e mio nipote. Luoghi affascinanti, immersi in una natura aspra dominata dal granito, dove queste discese si trasformano in continuazione a seconda delle temperature, del vento, della neve”. Pura poesia, verrebbe da dire. Nel corso dei vari inverni, Giuliano non ha mai mancato un solo appuntamento con le piste.
Fino a metà degli anni Ottanta, terminata la settimana e il lavoro di insegnante, caricava in auto la moglie Lilli e il figlio Mauro per trasferire tutti nella casa di Madesimo ed essere in pista per le 14, pronti poi il mattino successivo in prima fila, alle 8.30, davanti al tornello ad aspettare che gli impianti aprissero. Un’abitudine, quest’ultima, che ha conservato e che lo ha reso riconoscibile a molti sciatori.
Giuliano ha trasmesso la sua passione per lo sci al figlio Mauro e ai nipoti, Martina e Matteo, con i quali trascorre le sue giornate più belle. “Degli anni memorabili del Canalone ricordo con affetto le edizioni del Gigantissimo a cui ho partecipato sia nella prima versione, quella originale, che nella seconda “Trofeo Beretta” e che mi sono valse un 2° e un 1° posto di categoria. E poi le gare “Caramella d’Orz” sulle piste di Gualdera, Mottala e Montespluga. Erano anni in cui gli Sci Club erano numerosi e attivi, e lo sci veniva praticato da molti”. Quella di Giuliano è un’idea elegante e romantica dello sci, che esprime anche nello stile con cui ricama curve su curve sulla neve, con ai piedi, sempre e solo sci prodotti in Valchiavenna.