testo e foto a cura di Roberto Lisignoli
Mattinata libera, che faccio?
Una passeggiata tranquilla nel silenzio della natura mi fa sempre stare bene. Quindi vado, il bosco mi chiama. Porto con me l’immancabile macchina fotografica.
“Starò fuori poco tempo” penso, ma non si sa mai. Dopo pochi minuti di cammino raggiungo una radura popolata da antichi castagni. Mi siedo tra l’immobilità di questi enormi tronchi, sicuri testimoni del tempo trascorso. Li osservo attentamente, nelle sfumature dei colori, nelle strane forme disegnate dai rami. Respiro tutta la loro energia. Penso: “Vuoi che non ci sia qualche presenza tra queste cavità?” Trattengo il respiro e tendo l’orecchio per ascoltare con più attenzione, senza fare alcun tipo di rumore. C’è vita nel sottobosco, tra le foglie, nell’aria.
Scorgo le cince, in lontananza si avverte anche il tamburellare del picchio. Ogni volta rimango colpito da quanta bellezza ci sia nella natura: ne rimango incantato. Decido di cambiare posizione. Attratto da altre forme degli alberi mi sposto, pochi passi in salita e poi, come per istinto, mi giro. “No! Non è possibile. Non ci credo”. Alzo il teleobiettivo, inquadro il soggetto e lo vedo. L’allocco. Rimango quasi impietrito. Mi sembra di vivere un sogno tanto è bello il modo in cui i miei occhi l’hanno intravisto tra i rami. Sembra un folletto, una presenza eterea avvolta nella sua immobilità. Se ne sta lì tranquillo ad occhi chiusi, apparentemente incurante di ciò che succede intorno. Quanta serenità. Mi riprendo, ricordandomi anche di avere tra le mani la reflex. Primo scatto: subito avverte il colpetto dello specchietto. Lui socchiude un occhio, ma rimane sempre immobile, solamente un po´ di brezza agita le sue piume. Faccio qualche passo, calpesto inavvertitamente un rametto: apre anche il secondo occhio.
Con molta calma e circospezione cerco di avvicinarmi alla base della pianta per effettuare qualche scatto dal basso, ed ecco che l’allocco muove la sua testa per seguirmi. Due palline scure blu cobalto mi osservano, sembra volermi interrogare: “Cosa ci fai qui? Sei venuto a disturbare?”. Sorrido tra me e me per la bellezza del momento, per le piccole e buffe movenze di questa creatura e per la fortuna dell’incontro. Gli allocchi li sento spesso nelle notti
che trascorro nella casetta nel bosco. Ma di giorno non li avevo ancora visti, se non per qualche svolazzata fugace al calar della luce. Rientro a casa felice, arricchito da una nuova esperienza. Questi sono alcuni degli scatti che ho realizzato quel giorno nel bosco.
L’ALLOCCO
È un uccello rapace della famiglia degli Strigidi. Ha occhi neri e si mimetizza alla perfezione nel bosco che frequenta. Pur trattandosi della stessa specie si possono scorgere individui di colore rosso, grigio o intermedio fra queste due tinte. Ha un’altezza di 38 centimetri ed un peso variabile di 600 grammi. Di solito la femmina è più grande del maschio. Il suo pasto preferito sono topi, piccoli uccelli, rettili e insetti.