«Oltre alla caratteristica accoglienza del rifugio - ha spiegato Monica -, teniamo ben saldo il legame con il territorio a cominciare proprio dal menù, con prodotti e ricette tipiche della zona. Tutto questo ci è sembrato fondamentale, ma volevamo che per chi come noi ha dei bambini piccoli e non può aspirare a compiere imprese alpinistiche di rilievo, la vacanza al rifugio potesse rappresentare anche qualcosa di speciale, di avventuroso, da vivere su un periodo temporale più lungo dei consueti due giorni».
«L’Angeloga offre ampi spazi pianeggianti - continua Monica - con un meraviglioso lago in cui è possibile praticare la pesca, il tutto circondato da cime stupende e da una natura incantevole. Qui i più piccoli posso muoversi con grandissima libertà, lontano da pericoli e rischi, con un mondo intero che offre loro la possibilità di compiere scoperte continue. La prova di quanto tutto ciò sia divertente, noi la viviamo ogni giorno attraverso i racconti e le esperienze del piccolo Davide».
Attività
Per chi ama compiere passeggiate, poi, il rifugio è la base ideale verso ascese in vetta, trekking sulle creste circostanti o alla Valle di Lei, al Lago Nero e al Lago dei Camini. Per raggiungere il rifugio basta recarsi a Campodolcino, proseguire in auto fino a Fraciscio e
da qui, prendere il sentiero che in un’ora e mezza sale verso l’alpe.
Tra le prossime attività rivolte non soltanto ai più piccoli, il rifugio intende distribuire a breve le tessere giornaliere per la pesca in montagna, organizzare serate di osservazione astronomica della volta celeste (l’inquinamento luminoso in questa zona è praticamente
nullo), piccoli concerti, stage e corsi formativi di fotografica naturalistica, assaggi di whiskey scozzese e molte altre iniziative.
Il rito del silenzio
Da quando Monica, Matteo e Davide hanno iniziato la loro avventura all’Angeloga, c’è un rito che si rinnova tutti i giorni al crepuscolo. Matteo ha una grande passione che ha ereditato dal padre: la musica. Tra i tanti strumenti che suona, c’è anche la tromba. «Una sera per caso - racconta Monica - Matteo è uscito dal rifugio e davanti ad un tramonto da cartolina, ha intonato il silenzio. È stata una trovata estemporanea che però ha raccolto tanti consensi. Da allora ogni sera all’imbrunire, questa piccola prassi si ripete: è un modo come un altro per salutare la giornata trascorsa in questo piccolo angolo di paradiso”.