A tutti noi capita, nel corso della vita, di passare più volte a brevissima distanza da luoghi meravigliosi, spesso del tutto sconosciuti.
È il caso di quanti percorrono la Statale 36 fra Verceia e Novate Mezzola, e ignorano di essere a poche centinaia di metri di distanza da un autentico gioiello del romanico lombardo. Una chiesa dedicata a San Fedele, denominata "tempietto" per le sue esigue dimensioni, incastonata all´interno di una radura verdeggiante, racchiusa fra il morbido fluire del Mera e gli aspri contrafforti rocciosi del Berlinghera, primo baluardo settentrionale dei Monti Lariani. Un luogo mistico e affascinante, incredibilmente silenzioso, dove la natura pare finalmente in perfetta armonia con l´uomo: la chiesetta, tacita guardiana del fiume, osserva da più di mille anni lo scorrere lento delle acque e il succedersi delle stagioni sugli alberi adagiati lungo la sponda opposta. Un tendaggio di vegetazione che oggi fa del proprio meglio per bloccare i rumori provenienti dalla vicina Statale e ostruire la vista dei capannoni.
Questo angolo di paradiso costituisce una minuscola oasi incontaminata collocata tra la piana della Valchiavenna e l´Oasi Naturale del Pian di Spagna e del Lago di Mezzola. Incredibilmente vicina, dunque, ma al contempo inaccessibile. Pur distando poche centinaia di metri in linea d´aria dalla Provinciale Trivulzia, il tempietto è meta di due itinerari che, entrambi, richiedono almeno un paio d´ore scarse di cammino, peraltro non faticoso.
La principale delle due vie d´accesso è costituita dal sentiero che, da Casenda, con percorso prevalentemente pianeggiante, costeggia il Mera fino a giungere a San Fedelino dopo circa un´ora e mezza.
Chi non volesse fare fatica può optare per la terza alternativa, via lago, con traversata in barca da Dascio, oppure da Verceia.
Per la stagione primaverile vi suggeriamo di prendere in considerazione la seconda possibilità. Si tratta di un itinerario un poco più lungo (vanno preventivate un paio d´ore sia per l´andata che per il ritorno), ma storicamente e paesaggisticamente più interessante, con partenza da Dascio, situato all´estremità sud-occidentale del Lago di Mezzola. Rispetto al percorso di Casenda, qui il sole è ampiamente presente e rende ancor più gradevole l´escursione ed è possibile osservare anche le tante specie ornitologiche che in questo periodo dell´anno accudiscono i nuovi nati.
Esaminiamo dunque l´itinerario escursionistico. Punto di partenza, si è detto, è Dascio, e più precisamente un piccolo parcheggio panoramico un poco sopraelevato rispetto al paese, a cui si perviene risalendo in macchina un paio di tornanti. Su bel selciato si raggiunge rapidamente il Sasso di Dascio, balcone panoramico che si affaccia sul Pian di Spagna e sul maestoso Legnone. Questa è una postazione perfetta per l´avvistamento ornitologico: sulle acque della Mera, che qui scorrono all´interno della riserva naturale del Pian di Spagna-Lago di Mezzola, si stagliano le sagome bianche dei cigni, mentre nelle praterie si confondono aironi e cormorani. Da alcuni anni hanno preso dimora in queste zone anche alcune famiglie di cinghiali. Il tragitto offre innumerevoli occasioni per osservare la vita di molti di questi magnifici esemplari: il martin pescatore che si muove rapido a pelo dell´acqua, i germani eleganti mentre pasturano, le folaghe - ottime nuotatrici - che si spostano in piccoli gruppi, e ancora le alzavole, le morette e lo svasso. D´obbligo quindi portare con sé il binocolo!
Proseguiamo la passeggiata in falsopiano fino ad alcune case, dove la strada sterrata muta in sentiero, andando subito a incunearsi in una gola e saltando un torrente su un bel ponte in pietra. Il tracciato risale un poco, quindi inciampa nuovamente in un´altra valletta da cui ne esce con un bel tratto finemente gradinato. I castagni, tutt´intorno, si fanno imponenti e suggestivi.
Ci attende qualche breve strappo di salita prima di giungere a delle placche rocciose spoglie di vegetazione, punto più elevato dell´escursione, dove la natura sa regalarci un meraviglioso panorama sul Lago di Mezzola nella sua interezza e sulla prospiciente Val Codera. Non resta che scendere, nuovamente all´interno del fitto bosco di castagni. Ignorate la deviazione per San Fedelino posta sulla destra (una via "direttissima" che faremo con più facilità al ritorno) e percorrete, poco più in basso, una splendida ma un po´ malandata rampa in sassi, denominata Scala della Regina. Proprio da qui, un tempo, passava la Via Regina, il tracciato stradale che collegava Como con Chiavenna, finché la strada principale non fu spostata sulla riva opposta del Lago di Mezzola, dove è ancora oggi.
Giungiamo così sulle rive del Mera, che scorre placido nel suo letto. Un sottile lembo di terra, stretto fra il fiume (sulla sinistra) e le lisce pareti rocciose dei contrafforti del Berlinghera (sulla destra), ci guida per dieci minuti in un ambiente magico, reso suggestivo dalla flessuosità dei rami degli alberi, che si curvano come esili braccia di ballerine sulla superficie del fiume, facendosi accarezzare dalle sue acque. Superate due divertenti scalette metalliche, necessarie a scavalcare alcune gobbe rocciose, siamo finalmente introdotti nella piccola radura dove sorge silente la minuta chiesetta romanica.
La vita di Fedele, legionario romano al servizio dell´imperatore Massimiano, si perde fra realtà e leggenda, ma possiamo verosimilmente collocarla alla fine del secolo III. Quando fu manifesto l´astio dell´imperatore romano verso il cristianesimo, Fedele, profondamente cristiano, si ammutinò insieme a molti altri legionari. Cruenta fu la reazione di Massimiano. Fedele, sfuggito in un primo momento alle ire imperiali, fu raggiunto da sicari e decapitato proprio nel luogo dove oggi sorge il tempietto a lui dedicato.
Le sue spoglie riposarono lì fino all´anno 964, quando furono rinvenute da una devota donna del luogo, forse per rivelazione divina; le reliquie del martire furono allora trasferite nella chiesa di Sant´Eufemia a Como, che da allora fu intitolata al santo, mentre sul luogo del ritrovamento fu in breve tempo costruita dagli abitanti della zona quella chiesetta che, senza evidenti modifiche o rimaneggiamenti, vediamo ancora oggi.
Quando decidiamo di lasciare questo posto magicamente silenzioso, possiamo scegliere di passare dal cosiddetto Salto delle Capre: vi perveniamo risalendo il corpo franoso alle spalle della chiesetta, quindi qualche tratto un po´ ripido. Infine, rientrati nel bosco di castagni, ci appare sulla sinistra un balconcino roccioso affacciato sul Lago di Mezzola. Solo un esile parapetto in metallo ci ripara da una caduta libera di più di cento metri.
In pochi minuti la nostra via si ricongiunge al sentiero dell´andata, che ripercorriamo per intero nel senso opposto impiegando all´incirca gli stessi tempi dell´andata.
Il romanico lombardo ha prodotto opere architettoniche di considerevoli dimensioni e di notevole pregio.
Il tempietto di San Fedelino - nella minuta superficie di soli 3,42x3,46metri - propone molti degli elementi fondamentali di quel periodo.
Edificato da maestranze comacine, è un vero e proprio gioiello in miniatura, una fra le più antiche testimonianze in Lombardia. La chiesetta è rimasta fondamentalmente inalterata nei suoi corpi architettonici grazie all´isolamento della radura in cui è inserita.
La struttura è a pianta quasi quadrata, con abside semicircolare orientata verso est, in direzione del sole nascente come voleva la simbologia medievale; la facciata rimane quindi addossata alla montagna.
I paramenti esterni si presentano in buono stato di conservazione e i materiali costruttivi, sono costituiti da pietre e ciottoli di fiume, tufo del Pian di Spagna, piode per la copertura. Le mura sfiorano il mezzo metro di spessore.
L´esterno dell´abside è ingentilito da tre coppie di archetti pensili. Il tetto, a capanna, è coronato da un fastigio.
Nell´interno, l´abside è semicircolare, segnato da una finestrella centrale, monofora a doppia strombatura, a cui è affidata l´illuminazione dell´ambiente.
Degli affreschi ci rimangono oggi solo alcuni frammenti. Un Cristo pantocratore, con un libro nella mano sinistra che riporta la scritta "Ego sum via veritas et vita" solo parzialmente leggibile, affiancato da due angeli a braccia tese che reggono due drappi rossi. Sotto, ai due lati della finestra, sono le rappresentazioni, dei dodici apostoli.
San Fedelino, nella sua lunga storia, ha avuto i suoi momenti di decadenza, durante i quali fu adoperato per i più svariati usi: da fortino spagnolo, a stalla, o ancora a deposito degli attrezzi per gli operai che qui estraevano un granito che ancora oggi è noto come Sanfedelino. La struttura ha quindi richiesto due restauri, il primo nel 1901, il secondo nel 1992.
Testi e foto di Roberto Moiola
APERTURA 2022
Da maggio a ottobre
Sabato, domenica e festivi: 14-16.30
Da fine ottobre aperto su prenotazione.
TARIFFE
Biglietto intero: € 1,00
Biglietto ridotto: € 0,50
- studenti;
- gruppi min 10 pax;
- ultrasessantenni.
Roberto Moreschi, anima di “Roberto Pastry&Bakery”, è un maestro pasticcere che nel suo laboratorio di Chiavenna, trasforma la tradizione in arte. Con anni di studio e ricerca alle spalle, ha ...
I 90 anni della Scuola Sci
La Scuola Sci di Madesimo celebra quest’anno i 90 anni dalla fondazione. Un traguardo che racconta la lunga e affascinante tradizione sciistica di questa località. ...
Guida pratica tra le manifestazioni folcloristiche più caratteristiche dell´inverno
Sacro e profano, passato e presente, centro e periferia: tutto si unisce nel panorama del folklore locale di ...
Informazioni ex art. 1, comma 125, della legge 4 agosto 2017 n. 124
Relativamente agli aiuti di Stato e aiuti de Minimis, si rimanda a quanto contenuto nel
“Registro nazionale degli aiuti di Stato” di cui all’articolo 52 L. 234/2012 (www.rna.gov.it).