Da lunedì a sabato: 9-12.30 e 15-18.30
Domenica: 9-12.30
Martedì: chiuso
Nell´ambito del Progetto V Bando Distretti: verso expo 2015.
Il comune di Villa di Chiavenna, ultimo comune della Bregaglia italiana, è uno tra i più antichi confini alpini non orografici. A ridosso del confine di stato italo-svizzero lungo la statale 37 del Maloja confina con i Comuni di Piuro (ITA) e con il comune di Bregaglia (Castasegna fino al 2009).
A Villa si accede dalla Statale tramite automobile/pullman oppure tramite la pista ciclopedonale della Val Chiavenna. Nel territorio comunale si evidenziano le peculiarità dei Crotti, tra i più antichi della Valchiavenna (XV-XVI sec.), siti principalmente in località Motta ed in minor numero nelle zone di Giavera-Canete-Chete (versante orografico sinistro del fiume Mera). I Crotti siti in località Motta (versante orografico destro del Mera) sono serviti in ambito turistico- culturale dalla pista ciclo-pedonale che da Chiavenna arriva nella vicina Val Bregaglia svizzera e si collegano attraverso rete sentieristica al vecchio nucleo di Savogno sito nel comune di Piuro. La stessa pista ciclo-pedonale abbraccia anche quelli della frazione Giavera e da lì si accede alle frazioni di Chete e Canete. I crotti sono tutti di proprietà privata ed ancora oggi alcuni, oltre a conservare prodotti di genere alimentari, nel periodo estivo rappresentano luoghi di aggregazione.
Nel territorio esclusivo di Villa di Chiavenna sono altresì presenti, nei nuclei di antica formazione, dei piccoli edifici adibiti all’essicazione delle castagne, denominate “Gràa” ,(visti i diversi castagneti presenti sul territorio), questi rappresentano una peculiarità del paese e dimostrano l’importanza di questo frutto quale alimento principale dei nostri avi.
Proseguendo sulla strada statale che collega Piuro con Villa di Chiavenna si incontra lungo la strada un sasso, il sàsc dél dràach, che racchiuderebbe l’impronta di un drago. La leggenda sostiene vi vivesse un drago malvagio fatto morire con l’inganno (ingoiò una carovana di sale e scoppiò per la troppa acqua bevuta). Oggi sul masso c’è anche una frequentatissima palestra di roccia. Tappa 2: Strécc (frazione Ponteggia).
Dopo la sosta, l’itinerario prosegue verso la località Ponteggia tra le frazioni più antiche, forse il nucleo originario del paese. Si possono trovare edifici rurali e alcuni orti, sorgono abitazioni che risalgono al Quattro-Cinquecento, ci sono inoltre anche case ristrutturate . La frazione si snoda in anguste trettorie (strécc) tra le case, Oggetto del progetto INTERREG IIIa, questa struttura è stata da poco recuperata e ristrutturata ed inserita all’interno del percorso Via Bregaglia. .
Tappa 3: Stua di Tonèllä
Questo edificio, risalente probabilmente al tardo medioevo, ha una struttura molto particolare perché è poggiato su pilastri in muratura e costruito con la tecnica lignea detta “a bàlz” (altrove “càrden”). Forse ebbe in passato la funzione di magazzino per la conservazione dei cereali. Tappa 4: Torchio di Ponteggia visita al torchio recentemente ristrutturato.
Tappa 5: il Sasso del Quartin
Un imponente masso erratico abbandonato dai ghiacciai. L´uomo, come fanno le marmotte sugli alpeggi, ha scavato sotto per ricavarne vani utili a vinificare (vicino c´è anche un vecchio torchio, purtroppo in cattive condizioni). Proprio in uno di questi antri il notaio Giovanni Andrea Maraffio fece scolpire nel 1698 una scritta che rimase interrotta: "Questo mondo è una scena che...". Curiosa è l´indicazione della data: 5698 dalla creazione dell´uomo. Tappa 6: Crotti di Motta
Insiemi edilizi ed urbanistici assai suggestivi, incastonati fra le rocce, addossati gli uni agli altri. Erano ambienti destinati alla maturazione del vino, dei formaggi e dei salumi, costruiti ai piedi della montagna che li ha originati. Anche in questa zona è possibile una sosta per pranzo, infatti è da poco stato ristrutturato moderno centro sportivo con l´annesso bar ristoro. Questa Chiesa fu voluta dagli emigranti locali a Venezia che nel 1716 vollero nel paese natio un ricordo del tempio che il Senato veneziano aveva voluto innalzare di fronte a San Marco per la cessata peste del 1630. Questo piccolo Santuario, il 21 Novembre di ogni anno, ha sempre richiamato molti fedeli da tutti i paesi della Valchiavenna, anche a piedi. Il percorso si conclude ai vecchi mulini (frazione di San Barnaba). Ulteriori schede di approfondimento: il gerlo; la lana; il presepe. Da sapere: L’antico collegamento tra la frazione di Canete e il centro di Villa era un semplice viottolo a gradinate e con un piccolo ponte gettato sulla forra della mera che oggi è sostituito dal passaggio sullo sbarramento della diga.
È un piacevole percorso tra gli alberi e ai lati sono conservate le cappelle della via Crucis di Canete costruite nel seicento e nel settecento, alla fine della via Crucis c’è la Chiesa della Madonna Addolorata che risale al 1766.
Il percorso si conclude ai vecchi mulini (frazione di San Barnaba).
Sulle sponde del bacino artificiale ci sono ancora i resti di due mulini che un tempo sfruttavano la forza di un torrente soprattutto per macinare cereali. Andrebbero totalmente recuperati/ricostruiti a fini didattico-culturali.
Una visita alla chiesa di Chiesa di S. Barnaba è vivamente consigliata, essa è situata nell’omonima frazione, consacrata una prima volta verso la metà del XII secolo, nel 1491 venne nuovamente benedetta dedicandola al patrono S. Barnaba. L’attuale aspetto risale ad una ristrutturazione successiva del 1754.
Da vedere: consigliata è anche la visita alla Chiesa di S. Sebastiano che, con il fronte baroccheggiante, è la chiesa principale del comune, dedicata al santo Patrono, l’origine risale al 1454, sorta come oratorio subì nei secoli successivi interventi di ristrutturazione ed ampliamento, in particolare nel 1731; inoltre è consigliata la visita alla Chiesa dell’Immacolata, risalente al 1641 e collocata nella frazione di Giavera. |
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