Il fascino della grande Montagna alle porte della Valchiavenna nella storia delle sue salite d’inverno.
Già alle porte di Chiavenna, salendo verso la Bregaglia, il profilo della grande Montagna, quella con la “m” maiuscola, ci appare all’orizzonte. Il Pizzo Badile, con la parte alta della sua parete Nord Ovest, spunta fra le cime della valle, inconfondibile per statura e bellezza.
Ad ogni stagione dell’anno questa cima assume un fascino particolare e sempre diverso. L’estate è roccia viva, gigantesco blocco di grigio granito; in primavera e d’autunno cambiano i colori e il granito si copre d’arabeschi di ghiaccio. Ma è d’inverno che il Badile – con i suoi 3308 metri di altezza -, ci appare in tutta la sua selvaggia bellezza e ci fa vivere la dimensione e respirare l’aria delle lontane montagne della Patagonia. Provate a salire in Val Bondasca d’inverno, sopra il borgo svizzero di Bondo: già all’imbocco della valle l’aria cruda che scende dal ghiacciaio vi prende e vi accompagna per tutto il cammino fin dove il bosco finisce e iniziano i pendii morenici che salgono ai piedi della parete.
La Parete, sogno degli “alpinisti d’inverno” Da qui possiamo leggere il Badile come fosse un libro di storia. Pagine scritte dagli alpinisti che hanno scelto la stagione del gelo, del vento freddo, della neve e del ghiaccio per scalare la Montagna. Perché? Bisogna domandarlo a loro. Ognuno vi darà risposta, una diversa dall’altra. Chiedetelo ai loro occhi: vi racconteranno l’avventura vissuta nel cuore della parete. Stringete loro la mano, sentirete tutta la forza della Montagna. La prima grande invernale al Badile è ad opera della cordata italo-svizzera di Paolo Armando, Gianni Calcagno e Alessandro Gogna con Michael Darbellay, Camille Bournissen, Daniel Troillet. Nei giorni tra il 21 dicembre 1967 e il 2 gennaio 1968 salgono la mitica “Via Cassin” alla parete Nord-Est. Pochi anni dopo, (14-19 marzo 1970) i fratelli Antonio e Giovanni Rusconi di Valmadrera - specialisti delle grandi salite d’inverno - aprono una nuova via alla parete Est Nord Est, la ”Via del Fratello”. Da menzionare pure la prima salita invernale del leggendario spigolo Nord, ad opera dei Ragni di Lecco Pino Negri, Aldo Anghileri e Casimiro Ferrari (inverno 1965). Sulla parete Nord-Ovest nei giorni 22-24 dicembre 1974, si
segnala la bella impresa della cordata dei fratelli Gugiatti di Sondrio con il nostro Carlo Pedroni di Chiavenna: prima salita della classica “Via Bramani-Castiglioni”. Negli anni a seguire vengono compiute altre notevoli realizzazioni, fra le quali spiccano la salita in prima invernale della “Via degli inglesi” alla parete Est-Nord-Est. È un itinerario di estrema difficoltà, ad opera delle ragazze Cecoslovacche Zusana Hofmanova e Alena Stehlikova (febbraio 1982). Negli stessi giorni i loro compagni (Franta e Honza) salgono la “Via Memento Mori”, una “direttissima” very very hard alla parete Nord-Est. Nell’inverno 1984-1985 viene eseguita la prima invernale al Pilastro Est-Nord-Est, sulla “Via Nardella”. Questa opera viene compiuta da due giovani alpinisti lecchesi, Antonello Cardinale e Danilo Valsecchi. E ancora: la bella realizzazione dei fratelli Lisignoli di Piuro, Guido e Massimo. La loro prima invernale alla mitica “Ringo Star” sulla parete Nord-Ovest è una “pietra miliare“ nella storia del nostro alpinismo. Non vanno dimenticate le notevoli salite di Stefano Pizzagalli e compagni al “Gran Diedro” e a “Galli delle Alpi” sempre sulla parete Nord-Ovest.
L’alpinismo invernale, nella storia dell’alpinismo stesso, fa parte di un capitolo speciale. Le cordate che scalano la montagna nella stagione più cruda e fredda dimostrano tecnica, audacia ed esperienza ai massimi livelli, ma l’espressione più “pura”, più intima e più completa è rappresentata sicuramente dall’alpinismo solitario invernale. Cosa vuol dire? Significa che l’uomo alpinista è solo, nel cuore della montagna, d’inverno. Scala su rocce coperte da arabeschi di ghiaccio, sulla neve tante volte inconsistente. I suoi unici compagni sono le fredde notti stellate, il vento che si alza gelido. La montagna con le sue voci. E il Badile d’inverno è la loro Montagna. Conosco tre nomi, tre nomi per il Badile, da soli, d’inverno. Per lo spigolo Nord ricordo Giorgio Anghileri di Lecco. Da Soglio lo avevamo seguito e visto uscire in vetta, solo lungo gli oltre mille metri di spigolo, veloce nella sua progressione, in un inverno già lontano. Poi, per anni,nessuno. Ma, come si dice, “il vento fa il suo giro e prima o poi ritorna”. Così è successo in questi ultimi anni. Il vento delle grandi invernali al Badile è tornato a soffiare. Tra il 2004 e il 2008 Rossano Libera e Fabio Valseschini hanno “firmato” quattro capolavori sulla Montagna. Prime solitarie assolute alla “Ringo Star” sulla parete Nord- Ovest (Rossano, 2004), alla “Via del Fratello” e alla “Via degli inglesi“ (Fabio, 2007-2008), sulla parete Est-Nord-Est, alla “ Via Cassin” sulla grande lavagna di granito della NordEst (Rossano, 2008).
Emozioni forti e uniche che Rossano comunica, presentando nelle sue serate–incontro le immagini di quei giorni trascorsi lassù, nel cuore di ghiaccio della Parete. Chiudo qui il gran libro del Badile d’inverno.
Vi ho “ trasportato” per qualche attimo fra le pagine di ghiaccio, neve e roccia scura della Montagna. Non mi resta che invitarvi a risalire quest’inverno con le ciaspole ai piedi la magica valle alle pendici del Badile, la Val Bondasca per vivere da vicino il fasciono e l’atmosfera d’un ambiente ancora incontaminato e selvaggio, sulle tracce dell’orso che da un po’ è tornato frequentare questi luoghi. Ma questa è un’altra storia.
A cura di ALBERTO MARTINELLI
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